Di esposoma siamo abituati a sentir parlare in cosmetica: l’esposoma cutaneo è quell’insieme di fattori ambientali (come inquinamento e danni Uv), comportamentali (come un’alimentazione squilibrata o la mancanza di sonno) e ormonali (stress e squilibri ormonali) ai quali la nostra pelle è esposta ogni giorno nell’ambiente in cui ci troviamo a vivere. Questi fattori incidono inevitabilmente sullo stato di salute del viso di ognuno di noi, perché accelerano il processo di invecchiamento naturale e fisiologico della pelle, ed è per questo che su di loro la ricerca cosmetica sta investendo molto. L’obiettivo è comprendere i meccanismi d’azione dell’esposoma, i suoi effetti e, soprattutto, come contrastarne le tante conseguenze dannose per la nostra epidermide e per la salute in generale.
L’esposoma è anche ambientale e urbano
Di esposoma si parla, però, anche in ambiti diversi: l’inquinamento ambientale e il cambiamento climatico, per esempio, pare abbiano, secondo le più recenti ricerche, un impatto negativo sulla salute dei neonati, già durante la gravidanza, con effetti che possono protrarsi a lungo termine nei bambini. Lo afferma un comunicato di Sin, la Società italiana di neonatologia, che evidenzia come numerosi studi recenti confermano che “feti e neonati, per loro naturale vulnerabilità, sono particolarmente esposti ai rischi legati all’inquinamento atmosferico”.
La categoria dei bambini è suscettibile, in particolare, agli effetti nocivi dell’esposoma urbano, ovvero l’insieme dei fattori ambientali a cui coloro che vivono nelle città sono esposti nel corso della propria vita, e che non produce danni visibili solamente sulla nostra pelle. Questi fattori, infatti, secondo gli esperti, combinati con variabili sociali, comportamentali e biologiche, possono avere un impatto significativo e provato sulla salute dell’organismo in generale.
L’esposizione all’inquinamento, in particolare, inizierebbe già in utero, con conseguenze potenzialmente gravi sia nel breve termine, sia nel lungo periodo. Alcuni degli effetti su mamme e nascituri -secondo la Sin- includono prematurità, basso peso alla nascita, riduzione dell’allattamento al seno, malattie polmonari, cardiovascolari e neurologiche, fino addirittura a un aumento del rischio di paralisi celebrale.
Questo perché, secondo la Sin, “l’elevata frequenza respiratoria e l’immaturità fisiologica degli organi in via di sviluppo rendono i neonati più vulnerabili agli inquinanti rispetto agli adulti. Allo stesso modo, l’immaturità dei meccanismi di termoregolazione li rende particolarmente sensibili alle temperature estreme, una delle conseguenze del cambiamento climatico”. “Per nascere e crescere sani, sono necessari interventi concreti e condivisi, in grado di garantire città ed ambienti più sostenibili e meno esposti ad agenti inquinanti e nocivi” afferma Luigi Orfeo, presidente della Società italiana di neonatologia.
Il dato preoccupante è che, secondo le stime dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (Eea), oltre il 90% della popolazione urbana è esposta a livelli di particolato fine superiori ai limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms): non c’è più tempo da perdere! La progettazione di città sostenibili richiede la cooperazione attiva tra governi, istituzioni e cittadini, in modo che si investa in maniera organica e strutturata nel tempo in soluzioni ambientali che riducano l’inquinamento, mitighino il cambiamento climatico, aumentino gli spazi verdi e tutelino la salute di grandi e piccini.